Medicina difensiva a go go in corsia? I chirurghi ospedalieri di Acoi confermano i dati Agenas: tutta colpa del contenzioso assicurativo, percepito in crescita. L’80% dei 730 intervistati nell’indagine condotta dall’Associazione insieme al Cineas (consorzio per l’ingegneria delle assicurazioni del Politecnico di Milano) ha già subito almeno una denuncia o un esposto per malpractice, e la percentuale sale all’87% al Sud. Il 79% è convinto che negli ultimi 3 anni i ricorsi siano aumentati, a dispetto dei dati Agenas d’inizio anno, rivelatori di un trend stabile dal 2011, e il 92% ritiene che le attuali norme sulla responsabilità civile medica condizionino il rapporto medico-paziente.
«L ’86% ammette di aver visto almeno una volta colleghi evitare pazienti con patologie a rischio», dice Diego Piazza, presidente dell’Associazione. «Il 73% ha ammesso di aver fatto scelte di cura condizionate dalla necessità di evitare un contenzioso. Le preoccupazioni sono molteplici: dal timore di subire una denuncia (86%), alla paura di dover risarcire perdendo il patrimonio personale/familiare (83%), alle ripercussioni sulla reputazione (77%) e sul posto di lavoro, che teme di perdere l’80% di chi ha già alle spalle una denuncia». Il sondaggio Acoi-Cineas amplifica di fatto i dati del recente studio su 1500 medici ospedalieri dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali Agenas su Lombardia, Marche, Sicilia, Umbria. Quest’ultimo aveva evidenziato come il 58% dei medici ammetta di ricorrere a esami/visite in più, per un impatto stimato di 10 miliardi di euro anno e aveva ribadito come il 90% dei medici ritenga in aumento irreversibile non solo il fenomeno delle pratiche ridondanti ma anche di quelle omissive.
Per tornare ai chirurghi, un 26% si dice apertamente condizionato nel lavoro, di questi un 12% medita di trasferirsi all’estero, un 11% ha rinunciato a ruoli di maggior responsabilità, un 10% vorrebbe trasferirsi in una struttura meno complessa. Osserva Piazza: «Pochi intervistati hanno meno di 40 anni. In alcune specialità i giovani non ci sono più. Del resto, non c’è neospecialista in ginecologia che possa sostenere l’entità degli attuali premi assicurativi. Alcune discipline rischiano di essere abbandonate dal Ssn o coperte da personale senza requisiti adeguati». Chi resta nell’arena però è disposto a mettersi in gioco. Oltre il 60% dei chirurghi chiede una formazione Ecm ad hoc sulla gestione degli eventi avversi. Proprio la formazione del personale e quella pre e post laurea, oltre alla necessità di avere un risk manager in ogni struttura, sono le soluzioni fin qui individuate dal tavolo Cineas costituito un anno fa da assicurazioni, Ania, Società scientifiche Acoi-Sigo-Siot-Ascoti-Aaroi, Politecnico e associazioni di consumatori per supportare il Ssn nel migliorare le condizioni di assicurabilità delle strutture e del personale.
Mauro Miserendino
Fonte
Per tornare ai chirurghi, un 26% si dice apertamente condizionato nel lavoro, di questi un 12% medita di trasferirsi all’estero, un 11% ha rinunciato a ruoli di maggior responsabilità, un 10% vorrebbe trasferirsi in una struttura meno complessa. Osserva Piazza: «Pochi intervistati hanno meno di 40 anni. In alcune specialità i giovani non ci sono più. Del resto, non c’è neospecialista in ginecologia che possa sostenere l’entità degli attuali premi assicurativi. Alcune discipline rischiano di essere abbandonate dal Ssn o coperte da personale senza requisiti adeguati». Chi resta nell’arena però è disposto a mettersi in gioco. Oltre il 60% dei chirurghi chiede una formazione Ecm ad hoc sulla gestione degli eventi avversi. Proprio la formazione del personale e quella pre e post laurea, oltre alla necessità di avere un risk manager in ogni struttura, sono le soluzioni fin qui individuate dal tavolo Cineas costituito un anno fa da assicurazioni, Ania, Società scientifiche Acoi-Sigo-Siot-Ascoti-Aaroi, Politecnico e associazioni di consumatori per supportare il Ssn nel migliorare le condizioni di assicurabilità delle strutture e del personale.
Mauro Miserendino
Fonte